Anno di produzione:
2019
Testo e Regia:
Irene Di Lelio
con:
Carlotta Mangione
Manuel Andreani
Direttore Musicale:
Enrico Silvestri
Clarinetto:
Gabriele Silvestri
Disegno luci e ideazione scenografica:
Stefano di Nallo
Foto di scena:
Claudio Laureti
Documentario e riprese video:
Riccardo Perazza
Co-Produzione:
ASL2 Lanciano Chieti Vasto; ISA il tuo benessere al centro; Università degli studi G. D’Annunzio; Linee Libere
IL PROGETTO
Progetto nato dalla collaborazione tra l’Ambulatorio di Medicina Integrata dell’Ospedale di Ortona e la Compagnia Linee Libere.
Il testo è stato realizzato grazie alle interviste fatte a: Federica, Concetta, Flavia, Annarita, Luigina, Rita, Rosanna e Annalisa
LO SPETTACOLO
LA BEATRICE nasce come un progetto teatrale documentaristico sulle parole ed i pensieri di otto donne che hanno deciso di condividere le loro storie.
Il testo mette in luce attimi delle loro vite, in relazione al tumore al seno e ai loro ricordi di bambine, donne e mamme. In scena un unico personaggio, BEATRICE. Il dialogo avviene con Amore, figlio che la accompagna nei momenti belli e bui, senza parlare, solamente con il suono del clarinetto. Le parole, le pause, i respiri dell’interprete, gli oggetti, i costumi, la scenografia, le musiche, il disegno luci e la regia, sono il risultato di un lavoro documentaristico che permette allo spettatore di fare un viaggio all’interno di un’unica anima e uscire dallo spettacolo sensibilizzato e cosciente rispetto al tema del tumore al seno.
LA MOSTRA
Nel 2019 il Teatro di Documenti di Roma ospita la mostra fotografica di Claudio Laureti, con la raccolta 24 fotografie dello spettacolo teatrale “La Beatrice” (curata da Garance Laporte).
“LA BEATRICE”
MOSTRA FOTOGRAFICA DI CLAUDIO LAURETI
a cura di Garance Laporte
La mostra fotografica di Claudio Laureti raccoglie 24 fotografie dello spettacolo teatrale “La Beatrice” scritto e diretto da Irene di Lelio, direttrice della compagnia Linee Libere, realizzate nel 2019.
Lontano dalle strutture architettoniche del teatro tradizionale, l’itinerario di questo percorso inizia nelle sale, solitamente in ombra, del Teatro di Documenti. Claudio Laureti offre un panorama di diversi momenti congelati in questo stesso luogo sospeso nel tempo, dando così una nuova lettura dell’opera. Più che un incontro, è un vero e proprio dialogo tra fotografia e teatro.
In che modo il lavoro di Claudio Laureti offre un nuovo linguaggio artistico nell’interazione con il teatro?
Qual è il punto di vista dell’artista su “La Beatrice”? Come riesce egli stesso ad offrire la propria interpretazione della testimonianza di otto donne incarnate in un’unica e medesima attrice?
L’artista propone una nuova possibilità di avvicinarsi al lavoro teatrale, permettendo di vedere e rivedere l’effimero. Infatti propone una nuova lettura dello spazio teatrale e invita lo spettatore a stare al fianco degli attori. Colti sul momento, nell’atto, l’artista rende conto del momento di verità in cui gli attori si trovano in quel preciso momento. Claudio Laureti offre quindi una vera poesia fotografica congelando le espressioni e i movimenti degli attori. Il suo lavoro potrebbe ricordarci quello di Vivian Maier che ha fotografato sconosciuti per le strade di Chicago senza che se ne accorgessero, immobilizzandone così le espressioni crude, mentre osava fotografare in movimento e inquadrature inusuali.
“La Beatrice” appare come una figura femminile senza tempo, contemporanea e divina, che, ricoperta da un velo bianco trasparente, ci ricorda la “Vergine velata” di Giovanni Strazza.
Il suo approccio è inoltre legato alla pittura per la sua enfasi sulla scenografia dell’opera teatrale. Questo gioco di luci ci ricorda il lavoro di Caravaggio e del suo ammiratore Georges de La Tour osservando discretamente momenti di vita quotidiana per sottolineare una realtà intima.
Claudio Laureti sublima un momento intenso, uno spettacolo teatrale effimero. Le fotografie, invece, rimangono sospese nel tempo e nello spazio, come se fossero state prese direttamente dall’interno del palco. Per un attimo la vita di queste otto donne, il teatro, gli attori, i giochi di luce e la lotta di altre donne, sono sospesi, volando nelle sale del Teatro dei Documenti.
La luce voluta dall’opera trascende le fotografie come un potente filo conduttore tra i creatori. Nulla estingue la speranza e la forza di queste donne.
Irene di Lelio afferma che la scenografia, composta esclusivamente di lampadine «sottolinea la relazione che le otto donne intervistate hanno con la luce, la musica, i colori e le suggestioni che appartengono alle loro vite».
La lampadina rimane il bene prezioso che, attraverso le fotografie di Claudio Laureti, si accenderà all’infinito.
Garance Laporte